lunedì 18 ottobre 2010

Tartufo Trail Running – Calestano 17.10.10

Parto per una nuova avventura. E' sabato. Sono in camper con mio fratello Francesco ed un suo amico, Brile, che mi accompagneranno in questa due giorni per me inedita.
Il meteo promette pioggia e infatti...da Rimini in poi acqua a non finire. Arriviamo a Calestano seguendo strade alternative: sono le 19,30 e piove. Inoltre fa freddo e non c'è nessuno in giro. Il pettorale, vista l'ora, si ritira al mattino. Durante tutta la notte continua a piovere. Mi sveglioalle 5.50: è freddo e piove. Mi preparo a strati, in 4 anni di corsa non mi ero mai vestito così pesante!
Alle 8 sono alla partenza: noto con disappunto che ad avere il materiale obbligatorio siamo in pochi.
Partiamo sotto una pioggia fina che non ci lascerà per tutta la gara. Mi sento bene. I tendini, grazie anche alla fasciatura del mio massofisio-stregon-terapista, non dicono nulla. Dopo nemmeno un km si lascia l'asfalto e subito si sale con pendenza da arrampicata. Il paesaggio è stupendo, e poi a me l'autunno in montagna piace: mi aspetto di veder spuntare fuori un elfo o un guerriero celto dalla boscaglia. Si passa da strade di ghiaia a sentieri di fango, pardon terra, a single track che si inerpicano per l'appennino. In salita vado bene, soprattutto dove la tecnica conta poco: si vede che sono un “Muntagnard” alle prime armi! In discesa invece temo le cadute: i sentieri sono torrenti e si scia sul fango. Molti vanno giù a cannone, io sembro un papero con le emorroidi! Al 5° km primo imprevisto. I migliori non sanno qual'è la strada e io che faccio parte del gruppetto che segue mi fermo con loro. Dopo 2/3 telefonate agli organizzatori prendiamo il sentiero più largo. Sbagliato! La strada si allunga di poco ma siamo finalmente sulla retta via. Saliscendi con vario fondo e poi, mentre sto iniziando a godermela io e altri 5 sbagliamo di nuovo strada: 3 minuti persi ma 500 metri in più che alla fine si faranno di certo sentire. Effettuiamo alcuni passaggi su roccia, arranpicandoci come in una ferrata, e affrontiamo salite talmente ripide da essere fatte solo a quattro zampe. Perdo il Garmin (ma porca!) e il braccialetto della squadra (valore economico inferiore al garmin ma quello affettivo di gran lunga superiore!!!).Non vedo il ristoro (poi mi diranno che i primi 40/50 a passare sono rimasti senza per un disguido- quindi sono avanti!!!). Un volontario ci dice che lungo il percorso della 50 kmc'è neve!!! Al 17 mo km inizia una lunga e durissima salita su roccia che ci porterà fino al 21mo km, dove è previsto anche il cancello orario. Durissima. Sarà il freddo che inizia a penetrare nei vestiti bagnati, saranno i tendini e una piccola contrattura fatta a causa di uno scivolone in gara, ma la volontà inizia a vacillare. Faccio la 28 km. Trovo il cancello ancora aperto, ma del gruppo di 15 runners che si ritrova al rifornimento nessuno opta per la lunga. Ci penso un secondo, ma poi mi dico che alla mia seconda gara di trail e con un tempo del genere e meglio seguire chi ha più esperienza. Scendo senza più vellità: il mio obbiettivo non è la classifica ma la distanza, e prendo la gara come una bella passeggiata con me stesso. Corriamo con il fango alle caviglie e i piedi che nuotano nelle scarpe supertecniche. Corro speso da solo, ascoltando la pioggia che cade e stando attento a non scivolare. Arrivo a fondovalle e mi aspetta una sorpresa: un torrente da guadare 4 volte. Divertente, anche se al quarto passaggio con le gambe immerse fino alle ginocchia, il freddo mi è ormai penetrato fino nelle ossa. Arrivo al traguardo a faccio pure l'aeroplanino tra le risate degli organizzatori. Mio fratello arriva dopo un po': mi aspettava al 25 mo del percorso lungo. Corro nel camper e mi faccio una doccia bollente buttando i vestiti in due sacchi neri!
Poi ristoro spettacolare con un minestrone caldo e per finire vin brulè e do uno sguardo al tempo e alla classifica. 4 ore e 19 e 78mo. Poteva andare meglio ma l'importante era altro.
Mi sono proprio divertito. E poi ho corso con bella gente, che ti da sempre una parola di incoraggiamento e , almeno nella pancia del gruppo, è poco ossessionata dai tempi e dai piazzamenti. E poi ho corso da solo, nella natura, im un posto magnifico, facendo una cosa nuova ed entusiasmante.
Le polemiche sul percorso poco segnalato non mi interessano per adesso, e neppure il fatto di non aver dato tutto quello che potevo.
Voglio rifare subito un trial: in montagna, con la pioggia e il freddo.
E poi mentre correvo mi è venuto in mente che mi piacerebbe stare li negli ultimi giorni della mia esistenza. Avete presente Big Fish? Quando avrò 100 anni organizzarò un nel pranzo con i miei figli e i miei nipoti e con quelli che mi vogliono bene. E con la mia sposa, la mia ragazza, la donna che amo da tanti anni.
Il menù prevederà vincisgrassi (non lasagne mi raccomando!), coniglio al forno, cardi gratinati. Birra buona e un bel bicchiere di rosso. Niente dolci. Alla fine, se vorrà, prenderò per mano Isa, saluterò tutti, metterò le scarpette da corsa e ci incammineremo lungo un sentiero con passo incerto. Poi, quando sarà il momento, ci addentreremo in una radura. Ci fermeremo abbracciati e ci daremo un lungo bacio. Le roverelle e le querce ci avvolgeranno con le loro fronde fino a nasconderci. Poi, quandosi riapriranno nel prato ci saranno solo due fiori di croqus. Fucsia.

Ma per adesso continuiamo a correre!

p.s. Grazie a mio fratello Fra e a Brile, e comesempre alla mia famiglia, allaquale tolgo tempo ma che sento sempre presente anche quando sono lontani.

giovedì 14 ottobre 2010

la mia prima ultratrail: l'attesa

Ci siamo. Ancora poche ore e sarò alla partenza del mio primo ultra trail. 50 km con 2500 di dislivello positivo. Anche questa volta il fisico non mi assiste: per la prima volta una fastidiosa tendinite (si proprio Achille...) ha compromesso la preparazione delle ultime 3 settimane.
Sono preoccupato, sia perchè è il mio primo ultratrail (anche se trail e ultramaratone le ho già fatte),sia perchè temo la tenuta fisica. Inoltre il meteo promette pioggia tutta la gara.
Ieri mia moglie vedendomi preoccupato mi ha fatto, per la prima volta in 4 anni di maratone, la fatidica domanda “ma perchè lo fai?”.
Io non ci ho pensato molto, anzi, nemmeno un secondo. E le ho detto che lo faccio per me, per vedere fin dove posso arrivare, per superare i miei limiti e spostare un po' più in alto i miei piccoli record personali. E poi stavolta c'è pure qualcosa di più: voglio ritrovare una dimensione che abbiamo perso, sentirmi un tutt'uno con la natura, sentire il rumore delle foglie sotto i piedi, il vento che si mescola con il respiro, il battito del cuore con il rumore dei passi sulle rocce. Voglio sentire il silenzio, dimenticare le ansie, lo stress, l'infinito correre quotidiano che non ci porta da nessuna parte. Voglio stare da solo, con la natura, con l'infinito, e se c'è vorrei poter trovare anche un contatto con una qualsivoglia entità superiore.
Lei mi ha guardato negli occhi, mi ha preso la mano e mi ha detto: “ ma sei scemo!!!!!”
Si è vero: corro per quella birra fresca che mi scolerò al traguardo!!